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La Parola del Papa
OMELIA DI GIOVANNI PAOLO II
PER L'INIZIO DEL PONTIFICATO

Domenica 22 ottobre 1978

Giovanni Paolo II1. “Tu sei il Cristo il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16).
Queste parole ha pronunciato Simone figlio di Giona, nella regione di Cesarea di Filippo. Sì, le ha espresse con la propria lingua, con una profonda, vissuta, sentita convinzione, ma esse non trovano in lui la loro fonte, la loro sorgente: “...perché né la carne né il sangue te l’hanno rivelato, ma il Padre mio che sta nei cieli” (Mt 16,17). Queste erano parole di Fede.
Esse segnano l’inizio della missione di Pietro nella storia della salvezza, nella storia del Popolo di Dio. Da allora, da tale confessione di Fede, la storia sacra della salvezza e del Popolo di Dio doveva acquisire una nuova dimensione: esprimersi nella storica dimensione della Chiesa. Questa dimensione ecclesiale della storia del Popolo di Dio trae le sue origini, nasce infatti da queste parole di Fede e si allaccia all’uomo che le ha pronunciate: “Tu sei Pietro – roccia, pietra – e su di te, come su una pietra, io costruirò la mia Chiesa”.
2. Quest’oggi e in questo luogo bisogna che di nuovo siano pronunciate ed ascoltate le stesse parole: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente”.
Sì, Fratelli e Figli, prima di tutto queste parole.
Il loro contenuto dischiude ai nostri occhi il mistero di Dio vivente, mistero che il Figlio conosce e che ci ha avvicinato. Nessuno, infatti, ha avvicinato il Dio vivente agli uomini, nessuno Lo ha rivelato come l’ha fatto solo lui stesso. Nella nostra conoscenza di Dio, nel nostro cammino verso Dio siamo totalmente legati alla potenza di queste parole “Chi vede me, vede pure il Padre”. Colui che è Infinito, inscrutabile, ineffabile si è fatto vicino a noi in Gesù Cristo, il Figlio unigenito, nato da Maria Vergine nella stalla di Betlemme.
– Voi tutti che già avete la inestimabile ventura di credere,
– voi tutti che ancora cercate Dio,
– e pure voi tormentati dal dubbio:
vogliate accogliere ancora una volta – oggi e in questo sacro luogo – le parole pronunciate da Simon Pietro. In quelle parole è la fede della Chiesa. In quelle stesse parole è la nuova verità, anzi, l’ultima e definitiva verità sull’uomo: il figlio del Dio vivente. “Tu sei il Cristo, Figlio del Dio vivente”!
3. Oggi il nuovo Vescovo di Roma inizia solennemente il suo ministero e la missione di Pietro. In questa Città, infatti, Pietro ha espletato e ha compiuto la missione affidatagli dal Signore.
Il Signore si rivolse a lui dicendo: “...quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi” (Gv 21,18).
Pietro è venuto a Roma!
Cosa lo ha guidato e condotto a questa Urbe, cuore dell’Impero Romano, se non l’obbedienza all’ispirazione ricevuta dal Signore? Forse questo pescatore di Galilea non avrebbe voluto venire fin qui. Forse avrebbe preferito restare là, sulle rive del lago di Genesaret, con la sua barca, con le sue reti. Ma, guidato dal Signore, obbediente alla sua ispirazione, è giunto qui!
Secondo un’antica tradizione (che ha trovato anche una sua magnifica espressione letteraria in un romanzo di Henryk Sienkiewicz), durante la persecuzione di Nerone, Pietro voleva abbandonare Roma. Ma il Signore è intervenuto: gli è andato incontro. Pietro si rivolse a lui chiedendo: “Quo vadis, Domine?” (Dove vai, Signore?). E il Signore gli rispose subito: “Vado a Roma per essere crocifisso per la seconda volta”. Pietro tornò a Roma ed è rimasto qui fino alla sua crocifissione.
Sì, Fratelli e Figli, Roma è la Sede di Pietro. Nei secoli gli sono succeduti in questa Sede sempre nuovi Vescovi. Oggi un nuovo Vescovo sale sulla Cattedra Romana di Pietro, un Vescovo pieno di trepidazione, consapevole della sua indegnità. E come non trepidare di fronte alla grandezza di tale chiamata e di fronte alla missione universale di questa Sede Romana?!
Alla Sede di Pietro a Roma sale oggi un Vescovo che non è romano. Un Vescovo che è figlio della Polonia. Ma da questo momento diventa pure lui romano. Sì, romano! Anche perché figlio di una nazione la cui storia, dai suoi primi albori, e le cui millenarie tradizioni sono segnate da un legame vivo, forte, mai interrotto, sentito e vissuto con la Sede di Pietro, una nazione che a questa Sede di Roma è rimasta sempre fedele. Oh, inscrutabile è il disegno della divina Provvidenza!
4. Nei secoli passati, quando il Successore di Pietro prendeva possesso della sua Sede, si deponeva sul suo capo il triregno, la tiara. L’ultimo incoronato è stato Papa Paolo VI nel 1963, il quale, però, dopo il solenne rito di incoronazione non ha mai più usato il triregno lasciando ai suoi Successori la libertà di decidere al riguardo.
Il Papa Giovanni Paolo I, il cui ricordo è così vivo nei nostri cuori, non ha voluto il triregno e oggi non lo vuole il suo Successore. Non è il tempo, infatti, di tornare ad un rito e a quello che, forse ingiustamente, è stato considerato come simbolo del potere temporale dei Papi.
Il nostro tempo ci invita, ci spinge, ci obbliga a guardare il Signore e ad immergere in una umile e devota meditazione del mistero della suprema potestà dello stesso Cristo.
Colui che è nato dalla Vergine Maria, il Figlio del falegname – come si riteneva –, il Figlio del Dio vivente, come ha confessato Pietro, è venuto per fare di tutti noi “un regno di sacerdoti”.
Il Concilio Vaticano II ci ha ricordato il mistero di questa potestà e il fatto che la missione di Cristo – Sacerdote, Profeta-Maestro, Re – continua nella Chiesa. Tutti, tutto il Popolo di Dio è partecipe di questa triplice missione. E forse nel passato si deponeva sul capo del Papa il triregno, quella triplice corona, per esprimere, attraverso tale simbolo, che tutto l’ordine gerarchico della Chiesa di Cristo, tutta la sua “sacra potestà” in essa esercitata non è altro che il servizio, servizio che ha per scopo una sola cosa: che tutto il Popolo di Dio sia partecipe di questa triplice missione di Cristo e rimanga sempre sotto la potestà del Signore, la quale trae le sue origini non dalle potenze di questo mondo, ma dal Padre celeste e dal mistero della Croce e della Risurrezione.
La potestà assoluta e pure dolce e soave del Signore risponde a tutto il profondo dell’uomo, alle sue più elevate aspirazioni di intelletto, di volontà, di cuore. Essa non parla con un linguaggio di forza, ma si esprime nella carità e nella verità.
Il nuovo Successore di Pietro nella Sede di Roma eleva oggi una fervente, umile, fiduciosa preghiera: “O Cristo! Fa’ che io possa diventare ed essere servitore della tua unica potestà! Servitore della tua dolce potestà! Servitore della tua potestà che non conosce il tramonto! Fa’ che io possa essere un servo! Anzi, servo dei tuoi servi”.
5. Fratelli e Sorelle! Non abbiate paura di accogliere Cristo e di accettare la sua potestà!
Aiutate il Papa e tutti quanti vogliono servire Cristo e, con la potestà di Cristo, servire l’uomo e l’umanità intera!
Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!
Alla sua salvatrice potestà aprite i confini degli Stati, i sistemi economici come quelli politici, i vasti campi di cultura, di civiltà, di sviluppo. Non abbiate paura! Cristo sa “cosa è dentro l’uomo”. Solo lui lo sa!
Oggi così spesso l’uomo non sa cosa si porta dentro, nel profondo del suo animo, del suo cuore. Così spesso è incerto del senso della sua vita su questa terra. È invaso dal dubbio che si tramuta in disperazione. Permettete, quindi – vi prego, vi imploro con umiltà e con fiducia – permettete a Cristo di parlare all’uomo. Solo lui ha parole di vita, sì! di vita eterna.
Proprio oggi la Chiesa intera celebra la sua “Giornata Missionaria Mondiale”, prega, cioè, medita, agisce perché le parole di vita del Cristo giungano a tutti gli uomini e siano da essi accolte come messaggio di speranza, di salvezza, di liberazione totale.
6. Ringrazio tutti i presenti che hanno voluto partecipare a questa solenne inaugurazione del ministero del nuovo Successore di Pietro.
Ringrazio di cuore i Capi di Stato, i Rappresentanti delle Autorità, le Delegazioni di Governi per la loro presenza che mi onora tanto.
Grazie a voi, Eminentissimi Cardinali della Santa Chiesa Romana!
Vi ringrazio, diletti Fratelli nell’Episcopato!
Grazie a voi, Sacerdoti!
A voi Sorelle e Fratelli, Religiose e Religiosi degli Ordini e delle Congregazioni! Grazie!
Grazie a voi, Romani!
Grazie ai pellegrini convenuti da tutto il mondo!
Grazie a quanti sono collegati a questo Sacro Rito attraverso la Radio e la Televisione!
Apro il cuore a tutti i Fratelli delle Chiese e delle Comunità Cristiane, salutando, in particolare, voi che qui siete presenti, nell’attesa del prossimo incontro personale; ma fin d’ora vi esprimo sincero apprezzamento per aver voluto assistere a questo solenne rito.
E ancora mi rivolgo a tutti gli uomini, ad ogni uomo (e con quale venerazione l’apostolo di Cristo deve pronunciare questa parola: uomo!).
Pregate per me!
Aiutatemi perché io vi possa servire! Amen.
Francesco Sferrazzo interviene sulla fecondazione in vitro (FIV), a proposito del prossimo referendum

Per poter meglio capire il prossimo referendum sulla fecondazione in provetta, ho cercato di leggere argomenti a favore della stessa.
Non voglio negare di averne letti anche e sopratutto contro.
Ho cosi letto il libro del prof. Carlo Flamigni, esperto di fecondazione artificiale, docente di Ginecologia ed Ostetricia all'Università di Bologna, consulente e collaboratore di un importante centro privato per la sterilità la "Tecnobios" di Bologna.
Inoltre il Prof. è stato consigliere comunale dei Ds-ulivo.
Nel 2002, ha pubblicato un libro " La procreazione assistita" edito da "Il Mulino" .
Allora in Italia non esisteva alcuna legge sulla fecondazione in vitro (FIV) e non vi era in embrione, l'idea di un dibattito pubblico o di un referendum .
Erano tempi non sospetti.
In allegato ho cercato di fare un sunto, rendendo il tutto più chiaro, prendendo spunto da un articolo di Francesco Agnoli, che ringrazio, tratto dal quotidiano " Il Foglio " di Martedi 18 gennaio 2005.
Francesco Sferrazzo

Dal libro del Prof. Carlo Flamini “ La procreazione assistita” edito da “Il mulino” nel 2002 *
L’Iperstimolazione ovarica, preliminare a qualsiasi operazione di FIV (fecondazione in vitro): “è pericolosa per la vita della donna”( pag.29):
EFFETTI- COLLATERALI- DELLA- IPERSTIMOLAZIONE-OVARICA
a) l’ovaio iperstimolato, cresce fino a raggiungere il volume di un grosso melone
b) Se l’iperstimolazione è grave si forma: ascite e raccolta di liquido nella cavità pleurica e nel pericardio. A causa di grossolane anomalie della coagulazione si possono determinare trombosi e tromboflebiti .Per tale motivo esiste un rischio di vita nei casi più sfortunati.(pag. 63-64)
c) G. Carbone –La fecondazione extracorporea- ESD; Kallen, Olausson, Nygren, “ Neonatal outcome in pregnancies after ovariam stimulation”, Obstet, Gynecol 2002 , University of Lund, Sweden) : da questo studio si evince che:
L’iperstimolazione ovarica costringe la donna non più a produrre un solo ovocita ( come avviene in natura) ma, forzatamente molti di più. Cosicché il 40-50 % di questi presenta un cariotipo alterato che determinerà malformazioni genetiche nel nascituro.
d) gravidanza tubarica, lesioni vascolari o rottura di una cisti endometriosica misconosciuta durante il prelievo di ovociti.
e) Gravidanze multiple con alti tassi di mortalità materna e mortalità e morbilità dei nascituri, soprattutto con gravi rischi di deficit fisici e/o mentali.
f) Alti tassi di aborti spontanei dal 18 al 30% secondo l’età della donna (pag. 71)
g) Il 25% dei nati saranno prematuri ed avranno necessità di cure intensive neonatali e gravi rischi di patologie neurologiche.
h) Bambini piccoli di peso per età gestazionale, cioè con peso alla nascita inferiore alla aspettativa rispetto una gravidanza condotta normalmente con la stessa età gestazionale.
Per questi bambini la mortalità è vicina al 20%.
i) Forte sospetto di insorgenza nel tempo di malattie di tipo degenerativo riguardanti il sistema nervoso e i muscoli, dovuto probabilmente al congelamento degli ovociti. Solo il tempo potrà chiarire questo dubbio. Infatti il più vecchio nato da FIV ha solo 24 anni. ( pag. 54).Si veda a proposito anche lo studio la paresi cerebrale (Stromberg. B. ed al., “Neurological sequelae in children born after in-vitro fertilisation: a population-based study”, “Lancet” 2002; 359; 461-5)
l) aumento delle malformazioni di natura genetica nel nascituro, dovuto ad alcune tecniche di manipolazione genetica applicata. Esempio: fecondazione da parte di spermatozoi atipici, gli effetti teratogeni di alcuni reagenti e di varie manipolazioni.( pag 74).
“Quanto esposto assomiglia più ad un bollettino di guerra, piuttosto che alla piacevole esperienza di coppie che gioiscono per la gradevole esperienza di nuove vite che nascono”
Raccomandazione della Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ai fini di porre un limite al numero di cicli cui sottoporre la donna in caso di fecondazione artificiale:
“La FIV e le tecnologie relative hanno provocato molti problemi di salute pubblica, legali ed etici, la maggior parte dei quali rimangono irrisolti…I governi dovranno prendere in considerazione la limitazione del numero di trattamenti Fiv per singola donna.” I Quattro quesiti referendari :
1) Tutti e quattro propongono di togliere il divieto di crioconservazione (conservazione degli ovociti e/o embrioni e/o seme congelati), parzialmente presente nella legge 40.
Bisogna sapere che i tempi massimi di crioconservazione, laddove sia permessa, variano da Stato a Stato, senza che esista alcuna sicurezza scientifica. Si sa solo che il seme che è stato scongelato è meno attivo di quello naturale (pag.98).
E’ come dire: la scienza non sa ancora la data di scadenza del seme e dell’embrione scongelato. Bisogna ancora provare su cavie umane.
2) Il secondo quesito propone di eliminare il limite massimo di produzione e di impianto di tre embrioni, stabilito dalla legge 40.
Occorre sapere che le gravidanze multiple sono una “complicazione sgradevole e pericolosa”, dal momento che si sono avuti anche casi di madri rimaste incinte di otto feti” (pag.65).
Lo stesso prof. Flamigni, fautore della fiv, nel suo testo la procreazione assistita, più volte citato dice: “Personalmente sono stato sempre molto spaventato delle gravidanze multiple che in passato mi hanno dato molti dispiaceri. Ho perciò suggerito protocolli che comportano il trasferimento di due embrioni (nelle donne più giovani) e di un massimo di tre nelle meno giovani (pag. 70-71). Massimo tre , come la legge 40 prescrive.
Si veda effetti collaterali dell’iperstimolazione ovarica- gravidanze multiple.
3) Terzo quesito referenziarlo: reintroduzione per legge della diagnosi pre-impianto.
Cosa significa?
Flamigni ricorda che :” l’applicazione più frequente della diagnosi genetica preimpiantatoria riguarda la selezione del sesso”, spesso per evitare malattie(pag.90).
Rispunta così l’eugenetica, sovente ai danni delle femmine vedi Cina ed India.
Cosa significa eugenetica?
Teoria che si propone di ottenere il miglioramento della specie umana, attraverso le generazioni, in modo analogo a quanto si fa per gli animali e le piante in allevamento, distinguendo i caratteri ereditari in favorevoli, o eugenetici, e sfavorevoli o disgenetici, e cercando di favorire la diffusione dei primi ( e. positiva) e di impedire quella dei secondi ( e. negativa).
Da qui il termine, grazie a Dio poco comune, di stirpe eugenica, ovvero buona stirpe ( leggasi razza Arianna).
Cosa succede scientificamente in caso di diagnosi pre-impianto?
Continua Flamini: “ La diagnosi genetica eseguita su cellule embrionali non è priva di errori e i risultati dovrebbero sempre essere confermati da uno studio eseguito in gravidanza mediante amniocentesi. L’amniocentesi è una tecnica invasiva, con possibili effetti nefasti sul nascituro”.
E’ come dire : occorre fare il test due volte: la prima sulle cellule embrionali, la seconda tramite l’amniocentesi sul feto.
Allora mi chiedo a cosa serve la diagnosi pre-impiantatoria se non è sicura ?
4) Il quarto quesito referendario vorrebbe abolire il divieto di fecondazione eterologa.
Cosa vuol dire fecondazione eterologa?
Significa che il seme e l’ovulo, che speriamo rimangano gli unici deputati a dare origine ad un embrione, con la normativa vigente (legge 40) devono essere di soggetti tra loro sconosciuti.
Il referendum vorrebbe abolire questo divieto.
Cosa dice in proposito il più volte citato libro di Flamigni?
Le donatrici conosciute godono “ di grande antipatia da parte dei medici, che hanno visto troppo spesso queste donne, dopo la nascita del bambino, inserirsi tra lui e la madre, nella ricerca di un rapporto privilegiato, sollecitate da sentimenti che è facile comprendere. La donatrice sconosciuta crea fantasmi e paure di ogni genere, alcuni dei quali continuano anche dopo la nascita del bambino” (pag. 100-101).
Per quanto riguarda la donazione del seme maschile , essa crea problemi ancora più gravi, dalla maggior frequenza di malattie psicosomatiche per il figlio, alla crisi di rigetto per il padre ufficiale (pag.98-99).
* Questo sunto è stato liberamente tratto da un articolo di Francesco Agnoli, a cui vanno i miei ringraziamenti, pubblicato sul quotidiano “Il Foglio” di martedì 18 gennaio 2005.
Francesco Sferrazzo

LA REGIONE SICILIANA DÀ

IL VAL DI NOTO IN PASTO AI PETROLIERI!

AVANTI CON LA DEVASTAZIONE!

  Cari concittadini, un gravissimo fatto rischiava di passare inosservato: il geniale  Assessore Regionale alla Industria, Marina Noè, ha firmato i decreti che danno il    via libera alla ricerca e alla estrazione di idrocarburi gassosi e liquidi (quindi anche petrolio) nel Val di Noto, famoso in tutto il mondo per la ricchezza del suo patri­monio ambientale e culturale. Titolari delle concessioni quattro compagnie petro­lifere: la Panther Oil, la Edison, la Sarcis e la Eni, "... la concessione comprende anche il diritto a costruire, esercire e mantenere un sistema, parziale o completo, di serbatoi e di condotte... Tale sistema può comprendere, fra l'altro, le stazioni di spinta iniziale o intermedie e i relativi serbatoi, macchinari annessi, le condotte    principali e secondarie" (premessa del disciplinare). In altre parole, ai petrolieri è stata data carta bianca per la totale devastazione di uno dei territori più belli d'Europa! I comuni colpiti da questo gravissimo provvedimento sono: Noto Avola, Buscemi, Caltagirone, Chiaramonte Gulfi, Comiso, Giarratana, Grammichele, Licodia Eubea, Mazzarrone, Modica, Monterosso Almo, Ragusa, Rosolini, Vizzini. Non possiamo permettere questo scempio! Quanto avvenuto è di una gravita inaudita e LE CONCESSIONI DEVONO ESSERE IMMEDIATAMENTE E TOTALMENTE REVOCATE!

  Quanto a idrocarburi, il Val di Noto ha già dato! Ci è bastata l'esperienza del­l'industrializzazione selvaggia della zona Melilli-Augusta-Priolo, tristemente nota come "Triangolo della Morte".

  Oggi quella sfortunata zona paga pesantemente il prezzo degli errori commessi quarant’anni fa da alcuni politici sprovveduti che, con il miraggio del facile benessere, plaudendo alle ciminiere, pensavano di far uscire dal sottosviluppo la  provincia di Siracusa. I risultati? Sotto gli occhi di tutti! Un territorio distrutto per sempre, tumori, aborti spontanei, malformazioni.

La storia, a quanto pare, si ripete, ma stavolta le cose andranno diversamente perché NOI CI OPPORREMO CON TUTTE LE NOSTRE FORZE A QUESTO PROGETTO ASSURDO!

   Il Val di Noto ha già scelto il suo modello di sviluppo, uno sviluppo ecosostenibile, fondato su una agricoltura di qualità, sulla tutela dell'ambiente e sulla pro­mozione del turismo. Di idrocarburi non vogliamo sentire più parlare!

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IL COMITATO CONTRO LE TRIVELLAZIONI NELLA VAL DI NOTO

0931 573389 - 347 5530609

www.comitatocontroletrivellazioni.tk

SgrenaSgrena libera, ma a che prezzo? di Giuseppe Gionfriddo Dopo quanto in questi giorni è stato detto, visto, vissuto e raccontato, probabilmente la mia sembrerà una riflessione banale, trita e ritrita dai media, nei bar o nei circoli di cultura, per chi ha la fortuna di frequentarne ancora. Ma questo spazio della Mailing List mi sembra veramente il luogo più adatto nel quale sfogare la rabbia che ho provato la sera in cui è stata annunciata la liberazione di Giuliana Sgrena e, contestualmente, comunicata la notizia dell'uccisione di Nicola Calipari, l'agente segreto italiano, impegnato nell'operazione che avrebbe portato alla liberazione della giornalista.
Nonostante la notizia della morte del nostro concittadino fosse loro nota sin da subito, i media hanno annunziato la liberazione della Sgrena in maniera trionfale! Si è detto che finalmente i tanti sforzi fatti e il tanto impegno profuso, sono stati ripagati: ma, mi chiedo io, a quale prezzo?
Vittorio Zucconi, giornalista che io stimo (o forse stimavo?) molto, ha detto che "bisogna essere contenti perché è stata salvata non solo una giornalista, non solo una promotrice di pace e non solo una connazionale, ma, innanzitutto, una persona umana". Ma è pur vero, caro Zucconi, che abbiamo salvato una vita con il sacrificio di un'altra, non meno importante, per se stessa e per la propria famiglia. Quindi non c'è proprio nulla da essere felici! C'è solo da rammaricarsi, in quanto, comunque, un pezzo ce lo siamo perso!! Non riesco pertanto a giustificare assolutamente tutto questo trionfalismo né, tantomeno, le scene di giubilo viste al Festival di San Remo ed anche (e quì mi dispiace per davvero) al congresso di Rifondazione o i brindisi tipo ultimo dell'anno alla redazione del Manifesto.
Per non parlare poi delle "scene da varietà" (nel senso che fanno più spettatori di Bonolis) che ormai vediamo piuttosto spesso sulle nostre reti nazionali: mi riferisco al momento solenne dell'arrivo delle salme a Ciampino (ma signor Presidente della Repubblica, mi scusi, quanti ancora ne vorrà ricevere di compatrioti cadaveri cui tendere non una, ma due mani, come ha fatto sulla bara di Calipari l'altra sera? La prossima volta a cosa assisteremo? Forse ad un'altra carezza della sua signora alla moglie della prossima vittima sacrificale, o magari stavolta avrà anche preparato un presente da donare ai figli, per dire loro con più dolcezza "benvenuti nel mondo degli orfani"?).
Adesso basta!! Siamo stanchi delle belle parole pronunciate nelle omelie dei funerali di Stato! Siamo stanchi dei picchetti d'onore! Siamo stanchi di vedere le "facce di rappresentanza" dei nostri parlamentari sforzarsi in maniera sempre meno naturale e sempre più scocciata, per assumere quell'espressione da circostanza! E' ora di smetterla!
E' ora che qualcuno sollevi il caso: mi rivolgo in particolare a tutti gli intellettuali che vedo spesso menzionati su questo sito e di cui spesso leggo scritti profondi, ricchi di passione. Adesso basta veramente! Iniziamo anche noi, da questo profondo sud, a far sentire la nostra rabbia nei confronti di questo Stato, di questo Governo che strumentalizza ancora la vita umana per farsi propaganda, "contrastato" se così si può dire, da un'opposizione inesistente, che non sa muoversi in maniera costruttiva e che non è in grado per nulla di sensibilizzare veramente l'opinione pubblica, né di fare veramente comprendere al cittadiano italiano cosa realmente siano i suoi rappresentanti al Governo!!
E soprattutto vogliamo sapere: vogliamo la verità! Il Premier capisca che è stato tradito e con lui anche tutto il popolo italiano. E che nessuno ci venga a raccontare che si è trattato di "un banale errore di comunicazione", di uno scambio di persona. Il sig. Bush ci spieghi, e ci spieghi anche il Cavaliere, ma lo faccia pubblicamente. Magari, chissà, i figli e la moglie di Calipari potrebbero anche capirlo...
Giuseppe Gionfriddo
Se avessi un pezzo di vita... “Se per un istante Dio si dimentichera' che sono una marionetta di stoffa, e mi regalera' un pezzo di vita, probabilmente non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che dico. Darei valore alle cose, non per quello che valgono, ma per quello che significano. Dormirei poco, sognerei di piu', andrei quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono, ascolterei quando gli altri parlano e come gusterei un buon gelato al cioccolato! Se Dio mi regalasse un pezzo di vita, vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente il mio corpo ma anche la mia anima. Dio mio, se io avessi un cuore, scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole. Dipingerei con un sogno di Van Gogh sopra le stelle un poema di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la serenata che offrirei alla luna. Irrigherei con le mie lacrime le rose, per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali. Dio mio, se io avessi un pezzo di vita non lascerei passare un solo giorno senza dire, alla gente che amo, che la amo. Convincerei tutti, gli uomini e le donne, che sono i miei favoriti, e vivrei innamorato dell’amore. Agli uomini proverei quanto sbagliano a pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che invecchiano quando smettono di innamorarsi. A un bambino darei le ali, ma lascerei che imparasse a volare da solo. Agli anziani insegnerei che la morte non arriva con la vecchiaia, ma con la dimenticanza. Tante cose ho imparato da voi, Uomini! Ho imparato che tutto il mondo ama vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicita' sta nel risalire la scarpata. Ho imparato che quando un neonato stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo tiene stretto per sempre. Ho imparato che un uomo ha il diritto di guardarne un altro dall’alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad alzarsi. Sono tante le cose che ho potuto imparare da voi, ma realmente, non mi serviranno a molto, perche' quando mi metteranno dentro quella valigia, infelicemente staro' morendo”.

IL BUIO DENTRO LA SIEPE
con CastroLettera di Gabriel Garcìa Marquez al popolo statunitense
Cosa si prova? Cosa si prova a vedere che l'orrore si è fermato nel tuo giardino e non nel salotto del vicino? Che effetto fa la paura che stringe il tuo petto, il panico provocato dal rumore assordante, dalle fiamme senza controllo, dagli edifici che si piegano su sé stessi: questo terribile odore che penetra sin al fondo, nei polmoni, gli occhi di quegli innocenti che camminano, coperti di sangue e polvere?
Come si vive per un giorno nella tua stessa casa l'incertezza di quello che succederà? Come si esce dallo stato di shock? Da quello stesso stato di shock in cui camminavano il 6 agosto del 1945 i sopravvissuti di Hiroshima. Niente restava in piedi nella città, dopo che il bombardiere Enola Gay aveva lasciato cadere la bomba. In pochi secondi erano morti 800.000 uomini donne e bambini. Altri 250.000 sarebbero morti negli anni successivi, a causa delle radiazioni. Però quella era un guerra lontana: la televisione non esisteva nemmeno.
Che effetto fa oggi l'orrore, quando le terribili immagini della televisione ti dicono che il fatidico 11 settembre non si è compiuto in una terra lontana bensì nella tua stessa patria? Un altro 11 settembre, però di 28 anni addietro, era morto un presidente di nome Salvador Allende mentre si opponeva a un colpo di Stato che i tuoi governanti avevano progettato. Anche quello fu tempo di orrore, però quello si consumava molto lontano dalla tua frontiera, in una sconosciuta repubblichetta sudamericana. Le repubblichette erano confinate nel tuo cortile secondario: né ti sei mai preoccupato molto quando i tuoi marines uscivano in missione, a imporre a sangue e fuoco il loro punto di vista.
Sapevi che tra il 1824 e il 1994 il tuo paese ha portato a termine 73 invasioni contro i paesi dell'America Latina? Le vittime sono state Porto Rico, Messico, Nicaragua, Panama, Haiti, Colombia, Cuba, Honduras, Repubblica Domenicana, Isole Vergini, El Salvador, Guatemala e Granada.
Da quasi un secolo i tuoi governanti stanno in guerra. Dall'inizio del Ventesimo secolo, quasi non c'è stata guerra nel mondo cui non abbia partecipato la gente del tuo Pentagono. Chiaro, le bombe sempre scoppiarono fuori dal tuo territorio, con l'eccezione di Pearl Harbor quando l'aviazione giapponese bombardò la Settima Flotta nel 1941. Però sempre rimase lontano, l'orrore.
Quando le Torri Gemelle sono crollate tra la polvere, quando hai visto le immagini per televisione o hai udito le grida, perché stavi a Manhattan quella mattina, hai pensato per un istante a quello che provarono i contadini del Vietnam durante molti anni? A Manhattan, la gente cadeva dall’alto dei grattacieli, come tragiche marionette. In Vietnam la gente urlava perché il napalm continuava a bruciare la carne per molto tempo e la morte era terribile. Tanto quanto quella di coloro che precipitavano con un salto disperato nel vuoto.
La tua aviazione non ha lasciato in piedi neppure una fabbrica, né ha dimenticato di distruggere neppure un ponte, in Jugoslavia. In Iraq sono stati 500.000 i morti. L'Operazione Tempesta nel Deserto ha portato via con sé mezzo milione di anime. Quanta gente dissanguata in luoghi tanto esotici e lontani come Vietnam, Iraq, Iran, Afghanistan, Libia, Angola, Somalia, Congo, Nicaragua, Repubblica Dominicana, Cambogia, Jugoslavia, Sudan, in una lista interminabile? In tutti questi luoghi i proiettili erano stati costruiti in fabbriche del tuo paese, esplosi dai tuoi ragazzi, da gente pagata dal tuo Dipartimento di Stato, e solo perché tu potessi continuare a godere del tenore di vita americano.
Garcìa MarquezDa quasi un secolo il tuo paese è un guerra con tutto il mondo. Stranamente i tuoi governanti lanciano i cavalieri dell'Apocalisse nel nome della libertà e della democrazia. Però devi sapere che per molti paesi del mondo (in questo pianeta dove ogni giorno muoiono 24.OOO abitanti per fame o per malattie curabili), gli Stati Uniti non rappresentano la libertà, bensì un nemico lontano e terribile che solo semina guerra, fame, terrore e distruzione. Sono stati sempre conflitti lontani per te, però per coloro che vivono là è una dolorosa, vicina realtà: una guerra dove gli edifici si scorticano sotto le bombe e dove quella gente trova una morte orribile. E le vittime sono state, per il 90 per cento, civili, anziani, bambini. Effetti collaterali.
Che cosa si prova, quando l'orrore batte alla tua porta sebbene sia per un solo giorno?
Che cosa si pensa quando le vittime di New York sono segretarie, operatori di borsa o impiegati di pulizia che pagavano puntualmente le tasse e mai fecero male a una mosca?
Che effetto fa il terrore? Che effetto fa, yankee, sapere che la lunga guerra alla fine è arrivata a casa tua, l'11 settembre?

Garcia Marquez

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